[B900] Segnalazioni/A - Resoconto di convegno

Redazione di Bollettino '900 redazione at boll900.it
Fri Oct 26 13:22:15 CEST 2007


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    BOLLETTINO '900 - Segnalazioni / A, ottobre 2007

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SOMMARIO:

- Eleonora Conti
   Resoconto del convegno:
   "L'interiorita'. Modi di rappresentare la
    vita psichica nel romanzo"
   (Sant'Arcangelo di Romagna, Rocca Malatestiana,
   25-26 maggio 2007)

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I Colloqui malatestiani, svoltisi il 25-26
maggio scorsi nella Rocca di Sant'Arcangelo
di Romagna, a cura dell'Associazione
Sigismondo Malatesta, hanno avuto per tema
l'interiorita' nel romanzo e i modi con cui
la narrativa antica e moderna ha sondato
la vita psichica dei personaggi.
Secondo tradizione, nelle due giornate si
sono alternate relazioni teoriche ed analisi
testuali, non senza alcuni approcci teorici
particolarmente critici verso la nozione
stessa di "interiorita'".

Tra gli interventi teorici spicca la
relazione di Guido Mazzoni, che ha
effettuato una disamina diacronica dei
modi di affrontare l'interiorita',
mettendo a confronto teorie del romanzo
antico e moderno, e identificando
una serie di snodi cruciali per la loro
evoluzione, collocabili fra la fine del
Seicento e la prima meta' del Novecento.
Nella prima meta' del secolo scorso numerosi
teorici (da Kate Hamburger a Paul Ricoeur)
e scrittori (da Alain a Proust a Forster)
si sono trovati d'accordo nel ritenere
che la narrativa fosse l'unica forma
di scrittura in grado di rappresentare
pienamente la vita interiore. Ma quali
sono le differenze sostanziali rispetto
alla rappresentazione che di essa faceva
il romanzo antico? Mazzoni identifica
in proposito tre modalita': la
psiconarrazione, il monologo citato e
il monologo narrato. In particolare,
se il mondo antico tendeva a estroflettere
anche il mondo interiore per presentarlo
a un pubblico (con prevalenza delle
tecniche e dei generi dell'oratoria e
del teatro), il romanzo moderno compie
una serie di operazioni nuove,
facendo cadere la differenza tra
l'analisi delle passioni e la morale
normativa (con la conseguenza che la
neutralita' morale diventa atteggiamento
egemone), acquisendo coscienza della
complessita' psicologica, in cui
occorre prestare attenzione anche
alle sfumature della psiche e alle
pieghe nascoste dell'inconscio.

Un approccio teorico completamente
diverso e' stato quello proposto da
Giovanni Bottiroli, filosofo lacaniano
che ha fin da subito messo in discussione
il concetto stesso di interiorita' - a
cui ha affiancato la nozione di
"estimita'"-, attraverso un complesso
diagramma. La problematicita' del
concetto era stata sottolineata sia
da Freud, sia da Heidegger sia da
Lacan. Fin dal 1927, Heidegger
demolisce le idee di "dentro" e "fuori",
mentre Lacan sostiene che la psicanalisi
sta "in superficie", in quanto scienza
non dell'interiorita', ma dell'Io diviso.
Questa impostazione mira a sostenere
l'idea dell'arte come della "forma piu'
eminente del soggetto diviso". La
complessa impostazione teorica dell'
intervento, tuttavia, ha lasciato
poco spazio per l'applicazione
letteraria della teoria, permettendo
solo un breve accenno alla *Sonata a
Kreutzer* di Tolstoj.

Spaziando dalla letteratura americana a
quella francese, da quella inglese a
quella italiana, dalla russa alla
tedesca, sono state prese in esame,
tra gli altri, "le invenzioni dell'Io"
in Jane Austen, Charlotte Smith e
Frances Burney da Diego Saglia; la vita
interiore e i "tableaux hallucinatoires"
nel romanzo realista francese, e
soprattutto in Emile Zola, da Jean-Louis
Cabanes; la scrittura morale nel
*Telemaque* di Fenelon da Benedetta
Papasogli. Vito Amoruso ha poi analizzato
"l'interdizione dell'interiorita'"
nella narrativa americana e Susan
Payne quanto sia complesso il compito
di "scrivere la (sub)coscienza del
gender opposto".

Tra le relazioni che hanno privilegiato
un approccio filologico ai testi e ai
singoli autori, ricordiamo quella di
Fausto Malcovati, incentrata sull'analisi
della figura di Ivan Karamazov, volutamente
trattato da Dostoevskij come personaggio
"aperto", difficilmente inseribile nella
dinamica dei rapporti fra fratelli e con
lo stesso padre, incapace di affrontare
il reale pur manifestando una sfrenata
voglia di vivere, sottratto dal suo
autore alla dialettica di dannati e
salvati e con un'interiorita' pronta
a implodere di fronte a un conflitto
lacerante, come dimostrano le reazioni
incontrollabili del suo corpo, i gesti
che non riesce a compiere e che pure
esprimono cio' che le parole non sanno
o non vogliono dire. E' grazie a questa
tecnica che Dostoevskij, conclude Malcovati
analizzando ampi passi dei *Fratelli
Karamazov*, mostra come ogni cosa avvenga
"dentro" Ivan.

L'unica relazione che ha avuto per oggetto
la letteratura italiana e' stata quella di
Matteo Palumbo, incentrata sulle modalita'
con cui gli autori dell'Ottocento, in
particolare Manzoni e Verga, hanno indagato
l'interiorita' degli umili. Partendo dalla
condanna di Gramsci, secondo il quale il
cattolicesimo manzoniano avrebbe impedito
all'autore di provare "medesimezza umana"
verso i personaggi del popolo, lo studioso
rimarca piuttosto come i richiami a classici
come Shakespeare, nei *Promessi Sposi*, per
cercar di descrivere i turbamenti dei suoi
umili, o il ricorso alla metafora del
guazzabuglio, nobilitino i loro sentimenti
e ne sottolineino tutta la complessita' e
profondita'. Sara' poi Verga ad approfondire
le modalita' narrative con cui trattare
l'interiorita' degli umili, realizzando
una vera assimilazione antropologica
tra narratore e personaggio.

Il concetto di interiorita' e' parso
riduttivo a Enrico De Angelis se
applicato alla letteratura tedesca,
che egli ha provocatoriamente dichiarato
"finita" alla meta' degli anni Cinquanta
del Novecento, con la morte di Thomas
Mann, Bertold Brecht e Gottfried Benn.
Soffermandosi in particolare su alcuni
romanzi di Benn, come *Romanzo sul fenotipo*
o *Il tolemaico*, richiamando alcune
pagine de *L'uomo senza qualita'* di
Musil e di *Giuseppe e i suoi fratelli*
di Mann, lo studioso ha inteso dimostrare
come i principali scrittori tedeschi del
Novecento abbiano rigettato l'idea
di interiorita', il romanzo psicologico,
la realta' "profonda", per trovare
risposte al dramma umano nel mondo
esterno, nella deprecata superficie,
in un pensiero che non sia
necessariamente causal-storico e che
pure permetta di affrontare
lucidamente la tragica realta' del
Novecento.

I dibattiti che sono seguiti a ognuna
delle tre sezioni del convegno sono stati
come sempre estremamente densi e articolati,
dimostrando che il tema dei colloqui getta
sul tavolo tutta una serie di questioni,
a partire dal concetto stesso di
"interiorita'", rilanciato, secondo i
piu' svariati approcci critici, da
numerose domande e interventi conclusivi.
Alcuni temi che fanno da corollario a
quanto emerso dalle relazioni sono
quello della "contraddizione",
sottolineato da Francesco Orlando, e
della "confessione", evidenziato da
Franco Fiorentino. Secondo Orlando, se
non si ha a che fare con personaggi che
vivono una contraddizione risulta
impossibile parlare di interiorita'.
A suo avviso, pensando all'antichita',
questa condizione psichica va fatta
risalire alla tragedia di Euripide,
come nel caso emblematico della *Medea*.
Quanto al genere della confessione,
Franco Fiorentino, citando Rousseau, ha
messo l'accento sulla lacerazione che
l'indicibile e il problematico provocano
nel personaggio, tanto da spingerlo a
comunicarlo, a confessarlo.  Anche il tema
dell'interiorita' degli umili e' tornato
nel dibattito, per richiamare almeno
il felice esempio della servetta *Evelyne*
nei *Dubliners* di Joyce e la voce narrativa
popolare presente nell'*Assommoir* di Zola.
Infine, per quanto attiene alle tecniche
narrative piu' adatte a descrivere
l'interiorita', diversi interventi hanno
sottolineato, in un'ipotetica opposizione
fra una "modalita' Dostoevskij" e una
"modalita' Jane Austen", l'importanza
della scrittrice inglese (insieme al
Goethe delle *Affinita' elettive*)
nell'invenzione del discorso indiretto
libero di cui fa ampio uso nei suoi
romanzi che pure trattano di piccoli
drammi interiori.

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(c) Bollettino '900 - versione e-mail
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Segnalazioni/A, ottobre 2007. Anno XIII, 5.

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