[B900] Segnalazioni/A - Resoconto di convegno
Redazione di Bollettino '900
redazione at boll900.it
Sun Sep 12 12:30:49 CEST 2004
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BOLLETTINO '900 - Segnalazioni / A, agosto 2004
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SOMMARIO:
- Eleonora Conti, resoconto del convegno:
*La Storia nel romanzo (1800-2000)*
Sant'Arcangelo di Romagna, Rocca Malatestiana,
28-29 maggio 2004.
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Anche quest'anno i Colloqui malatestiani, svoltisi il
28-29 maggio scorsi nell'affascinante cornice della
Rocca di Sant'Arcangelo di Romagna a cura
dell'Associazione Sigismondo Malatesta, non hanno
tradito le aspettative delle decine di studiosi
appassionati del romanzo che vi si sono riuniti,
offrendo loro un ampio dibattito sul rapporto fra
narrazione e Storia. L'indagine e' stata l'occasione
per un viaggio attraverso gli ultimi due secoli di
letteratura (e non si e' limitata al solo genere del
"romanzo storico") alla scoperta degli intrecci
molteplici che offre alla narrativa il rapporto fra
storie e Storia (o fra *story* e *history*),
fra finzione e realta', fra quotidiano e straordinario,
pubblico e privato, memoria e invenzione, passato
e presente.
Con una prevalenza di relazioni dedicate ad autori ed
opere specifiche rispetto ad interventi teorici, le
due giornate hanno spaziato da Stendhal a Proust,
da Calvino a Scott, da Tolstoj a Hardy, e via via
dal romanzo spagnolo di epoca carlista alla Russia
d'inizio Novecento fino al romanzo indiano-americano
contemporaneo. Le chiavi di lettura teoriche
sono state fornite, come consuetudine, dalle relazioni
introduttive delle tre sezioni (fra le quali e'
spiccata quella di Francesco Orlando, incentrata sui
nodi di pubblico-privato, contemporaneo-passato,
storico-universale che il romanzo in cui la Storia
ha una parte deve necessariamente affrontare) e dalla
relazione conclusiva, di taglio antropologico, dello
studioso svizzero Jean Molino.
Molino, in particolare, ha precisato che il paradosso
del romanzo storico, risultante dal considerare come
opposizioni la finzione inventiva e la verita' storica,
si supera soltanto uscendo dal campo delle opposizioni
nette ed entrando in quello delle possibilita',
terreno privilegiato della narrazione. Del resto,
proprio lo scrittore italiano per eccellenza del romanzo
storico, Alessandro Manzoni, ha posto in termini chiari
il problema, grazie alla celebre definizione di "romanzo
misto di storia e d'invenzione". E' il "verosimile" il
terreno privilegiato del romanzo. Molino ha poi dimostrato
le sue premesse teoriche e i vari modi in cui storia
e finzione possono intrecciarsi, grazie a una
"passeggiata" attraverso romanzi che appartengono
a narrazioni fondatrici e tradizioni religiose di varie
zone del mondo, come il *Protovangelo di Giacomo*,
romanzo di anonimo che narra la vita di Maria, espunto
dal canone occidentale ma proliferato in Oriente, e
alcuni romanzi cinesi del Tre-Cinquecento,
come *I tre reami* e *Sul bordo dell'acqua*, che
dimostrano come il romanzo storico possa affermarsi
in condizioni storiche molto diverse da quelle - indagate
da Lukacs - in cui si e' sviluppato in Occidente e possa
assumere molteplici aspetti in cui di volta in volta
sono indifferentemente la storia o la finzione a
prevalere.
Nel corso degli ultimi due secoli i romanzieri
sono stati attratti da epoche storiche diverse, come
fonte d'ispirazione delle loro opere. Dario Del Corno
ha aperto il convegno indagando alcune forme in cui
e' stato romanzato il mondo classico, dai romanzi
d'intrattenimento dell'Ottocento a opere novecentesche
di carattere "storico-simbolico" come le *Memorie di
Adriano* di Marguerite Yourcenar. Lo studioso
sottolinea che nel XX secolo l'antichita' greca e romana
vengono sentite come archetipo culturale di estremo
valore e i modelli classici finiscono, da una parte,
per pervadere e ispirare la civilta' moderna, e dall'altra,
per essere sentiti come distanti e diversi: in tal
modo questi modelli, qualunque sia il trattamento che
subiscono in sede narrativa, anche se sottoposti al
massimo grado di sperimentazione, non perdono la
loro identita' e specificita'. Inoltre, nel recupero
di materiale antico, cio' che distingue la narrativa
da altri generi letterari, come la riscrittura drammatica
di materiale classico, e' la liberta' che l'autore puo'
concedersi in questa operazione, perche' non esistono
modelli significativi appartenenti al medesimo genere
o canone formale.
Densa e convincente, la relazione di Enrica Villari
ci riporta al romanzo realista ottocentesco.
Nelle opere di Scott, Tolstoj e Hardy l'irruzione
della Storia nella vicenda ha in particolare uno scopo:
dimostrare che la liberta' dell'uomo e' un'illusione.
In questo senso la Storia agisce con lo stesso potere e
la stessa forza del fato nella tragedia antica.
I personaggi di *Waverley* e di *Guerra e pace* si
gettano con ardore nei grandi avvenimenti storici del
loro tempo (e l'incontro con la Storia e' quasi sempre
l'incontro con la guerra) perche' sperano di entrare in
una dimensione epico-eroica. E invece e' proprio
quando smettono di aspirare all'"alto" e rientrano
in una dimensione piu' bassa, lontana dal protagonismo,
che questi personaggi vedono aumentare il margine delle
loro scelte e possono ricostituire le premesse
della vita etica ed anche aspirare alla felicita'.
Ai personaggi di Hardy, infine, non resta neppure
l'illusione di essere attori della storia e di essere
liberi. La Storia li travolge e nella tenacia con
cui nonostante tutto coltivano un loro piccolo sogno
di felicita' consiste la loro grandezza. Al lettore
non resta che la compassione.
La figura di Stendhal, analizzata con vivacita' da
Philippe Berthier, e' rappresentativa di un momento
storico in cui la Storia fa irruzione nel microcosmo
di valori tradizionali degli uomini del tempo,
scatenando una crisi collettiva a cui e' impossibile
sottrarsi. Storia e letteratura si fondono dunque
nella vita e nell'opera di Stendhal: in effetti le
sue velleita' di storico *tout court* falliscono,
mentre egli riscatta questa sua passione attraverso
i drammi teatrali, le novelle e soprattutto i romanzi
che gli permettono di "cedere alla tentazione della
Storia". Scott diventa per lui un modello
ideale. La Storia in definitiva e' per Stendhal in
sintonia con i desideri e i bisogni dell'uomo
contemporaneo piu' di ogni altra disciplina.
Restando in Francia, Alberto Beretta Anguissola si
e' soffermato sulla concezione del tempo e della
Storia nella *Recherche* di Proust. Nel romanzo il
Tempo e' concepito come una dimensione del mutamento
ove, come epifanie, gli eventi permettono un graduale
avvicinamento alla verita'; in questo contesto anche
i fatti minimi assumono grande importanza per la loro
capacita' di creare una sorta di incanto e
fantasmagoria che poi la penna dello scrittore ha
il compito di catturare e ricreare, come una vetrata
gotica la luce colorata. Tuttavia, rispetto all'entita'
minima e quotidiana che assumono gli eventi narrati,
almeno due fatti epocali si impongono nelle vite dei
personaggi del romanzo, l'affaire Dreyfuss e la
prima guerra mondiale. Questi trapelano di continuo
attraverso le relazioni che i personaggi intrattengono
con essi. Anguissola, riannodando le sue riflessioni
ai suoi noti studi su *Proust e la Bibbia* (Edizioni
San Paolo, 1999), avanza l'ipotesi che negli ultimi
anni di vita dello scrittore proprio la guerra,
col suo svelare l'orrore delle cose, potrebbe essere
stata l'esperienza che ha determinato una svolta
anche nelle idee estetiche di Proust, suggerendogli
una visione piu' concreta della Storia e una concezione
meno estetizzante della potenza del Male all'interno
della realta'.
Per quanto riguarda gli altri romanzi presi in esame,
Daniela Rizzi ha analizzato la presenza della storia
contemporanea in due romanzi russi di inizio Novecento:
*Pietroburgo* di Andrei Belyj e *Il francobollo
egiziano* di Osip Mandel'stam; Jorge Urrutia ha
presentato la trilogia de *La guerra carlista*
di Ramon del Valle-Inclan; Francesco Zambon il mito
del Graal in particolare ne *Il cavaliere inesistente*
e *Il castello dei destini incrociati* di Calvino
con un rapido accenno al *Pendolo di Foucault* di
Eco; mentre il giovane Carlo Barbanente ha preso
in esame le tendenze del romanzo storico contemporaneo.
Passando geograficamente e antropologicamente a una
periferia del mondo, Giorgio Mariani si e' servito
infine del romanzo *Ceremony* della scrittrice del
New Mexico Leslie Silko per confutare la tesi
secondo cui gli indiani d'America hanno reagito al
loro statuto di vittime della colonizzazione europea
estraniandosi da una dimensione reale e moderna
per rifugiarsi nel mito. Infatti, questo romanzo,
istituendo un confronto serrato tra fatti storici
e paradigmi mitici, contiene una tensione epica che
vuole essere una forma di storiografia: e' la Storia
condivisa quella che ha veramente valore, ci dice
la scrittrice, e questa Storia agita da una
collettivita' che ha strenuamente reagito alla
colonizzazione e che e' da essa narrata, ha il
potere di imporre la propria verita', di far uscire
quella collettivita' dall'ombra proprio grazie alle
storie che narra.
Il dibattito che ha chiuso le tre sezioni del
convegno e' stato, come e' tradizione durante i
colloqui malatestiani, stimolante e profondo ed ha
offerto la possibilita' di gettare sul tappeto
questioni che necessariamente non potevano essere
tutte trattate nel corso delle relazioni.
In particolare gli interventi hanno voluto
sottolineare la sostanziale diversita' fra la
situazione dell'Ottocento e quella del Novecento,
soprattutto riguardo alle modalita' con cui vengono
affrontate le sfere del pubblico e del privato
(il romanzo, ha sottolineato Paolo Tortonese,
colma nell'Ottocento le lacune della storiografia,
che del privato non si occupa, e indaga i rapporti
che questo intrattiene con la dimensione della
vita pubblica dei personaggi); e ancora il
rapporto che intercorre fra romanzo storico e dramma
storico (gia' sottolineati anche da Orlando e Molino).
E' stato inoltre notato che il genere della
biografia non ha trovato spazio fra gli argomenti
delle relazioni. Infine, nel panorama a 360°
che il Convegno cerca sempre di tracciare grazie
alla sua vocazione comparatista, non potevano
mancare almeno agganci alla situazione italiana e
la menzione di alcuni autori e testi che con la
Storia e le sue aporie hanno un rapporto
privilegiato, come *Le ultime lettere di Jacopo Ortis* -
ultimo romanzo epistolare del Settecento in cui, come ha
rimarcato Fasano, la Storia fa irruzione fin dalle prime
righe -, come Manzoni, di cui non si puo' tacere la
rivoluzione portata dentro le pieghe del suo romanzo
grazie a una Storia vista e subita dai poveri e dagli
antieroi e denunciata nelle sue profonde ingiustizie,
fino agli esiti del *Gattopardo* e della *Storia*
di Elsa Morante.
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